L’amore nelle sue manifestazioni più sane rappresenta una risorsa fondamentale, oltre che un naturale e profondo bisogno di ogni essere umano. Tuttavia, a volte, l’amore può diventare “tossico”: quando un rapporto affettivo diventa un legame che stringe, o una dolorosa ossessione in cui il necessario equilibrio tra il dare e il ricevere viene meno si può sviluppare una dipendenza affettiva.
La dipendenza affettiva è una condizione relazionale caratterizzata da un’assenza di reciprocità nella vita di coppia, tale da produrre malessere psicologico e fisico invece che benessere.
Per brevi periodi di tempo o in risposta a situazioni di crisi, la dipendenza da qualcosa o da qualcuno può essere utile e positiva per superare al meglio le difficoltà, tuttavia se l’atteggiamento dipendente persiste per lunghi periodi di tempo o dopo aver superato i momenti critici, può essere problematica e può limitare eccessivamente la libertà di entrambi i partner.
Quali sono le caratteristiche di una relazione dipendente.
Chi è dipendente fa terribilmente fatica a porre dei confini fra se stesso e gli altri, si relaziona prevalentemente da uno “stato di bisogno”, si attacca morbosamente, nutre aspettative sovente eccessive, teme l’abbandono, la separazione e la solitudine. Gran parte dell’energia vitale è impiegata nell’amare o nel ricevere amore e approvazione. Spesso lo accompagna un atteggiamento negativo verso di sé e nutre un forte senso di inadeguatezza.
Un altro aspetto che si trova frequentemente nella dipendenza affettiva è il rifiuto: inconsapevolmente vengono ricercate relazioni in cui si finirà per essere rifiutati o in cui la percezione sarà di rifiuto ed abbandono, possono anche essere messi in atto comportamenti che porteranno ad essere abbandonati ripetutamente funzionando in modo simile alla profezia che si auto avvera di cui ho scritto qui.
Nei casi peggiori la necessità dell’altro è così forte da produrre annullamento corporeo e mentale: senza l’altro si ha come l’impressione di non esistere più.
Queste sono alcune delle caratteristiche che contraddistinguono le personalità nei legami di dipendenza:
1. Difficoltà a sperimentare amore e senso di valore personale.
2. Difficoltà a delimitare i confini relazionali, scarsa capacità di proteggersi e di prendersi cura di se stessi.
3. Iper-idealizzazione dell’altro, il partner appare perfetto, nonostante tutto.
4. Estrema paura di perdere l’amore, dell’abbandono, della separazione.
5. Paura della solitudine e difficoltà a tollerare la distanza.
6. Gelosia e ossessività.
7. Senso d’inferiorità nei confronti del partner.
8. Incapacità ad esprimere i propri bisogni, per paura di causare catastrofi all’interno della relazione.
Ma nel mentre che cosa accade nel nostro cervello?
Ci sono alcune sostanze che vengono prodotte dal nostro corpo che incidono nei fenomeni di dipendenza, sono alcuni neurotrasmettitori come: l’adrenalina (l’ormone dello stress generato dal contatto o dalla mancanza dell’altro), la dopamina ( ormone del piacere), e la serotonina (l’ormone dell’appagamento che funziona anche da regolatore dell’umore).
Alcune ricerche indicano il periodo di innamoramento da 18 mesi con un termine massimo di 4 anni. Ciò avverrebbe perchè il cervello si abitua, si assuefà come ad una droga, all’effetto delle “molecole dell’amore”, divenendo tollerante alla loro azione. Questi cambiamenti non significano che la relazione debba terminare, ma vi saranno delle trasformazioni all’interno della coppia, mentre nel cervello si assiste ad una maggior produzione di endorfine, molecole più simili per struttura alla morfina, con azione analgesica, che hanno effetto calmante e rilassante.
Tuttavia, pare che un ruolo importante nel profondo malessere successivo alla fine di una relazione venga attribuito ad una molecola, la feniletilamina (PEA), costantemente prodotta dal nostro organismo e che in elevate concentrazioni può indurre effetti simili a quelli delle anfetamine, dato che entrambe agiscono sugli stessi recettori.
Quando la persona amata è presente i livelli di feniletilamina sono abbastanza costanti e ciò produce un senso di menessere, mentre quando una relazione termina o ci troviamo di fronte ad un rifiuto, ad una respinta il PEA crolla di colpo gettando il respinto uno stato di agitazione, frustrazione e profonda disperazione simile all’astinenza di un tossicodipendente.
In chi soffre di dipendenza affettiva sembra che si riproponga costantemente questo crollo di sostanze prodotte dal nostro corpo che inducono benessere; quindi non soltanto al termine di una relazione, ma ogni volta che la percezione di essere amati o la paura di perdere il partner subiscono dei normali scossoni o assestamenti quotidiani. A causa di ciò, situazioni apparentemente normali possono diventare fonte di grande malessere e profonda sofferenza per chi soffre di dipendenza affettiva.
Nonostante ciò, è possibile attraverso la psicoterapia o la terapia di gruppo modificare i meccanismi che mantengono la dipendenza costruendo stili di vita più funzionali e in linea con i propri obiettivi personali.