I ragionamenti che produciamo sulle nostre azioni quotidiane e i comportamenti che poi attiviamo, fanno parte della situazione stessa e possono influenzarne lo sviluppo. Così, ciò che a noi può sembrare solo un effetto può diventare vera e propria causa di eventi per lo più negativi, dando origine alle profezia che si autoavvera.
Può sembrare un concetto difficile, in realtà è molto più semplice di quanto si possa immaginare e prende il nome di
“profezia che si autoavvera”. (Merton 1971)
Qualche riferimento teorico, poi vedremo con qualche esempio pratico, come questi concetti possano influenzarci la vita.
La “profezia” riguarda una convinzione, una credenza, su di se o sugli altri, ritenuta vera o molto probabile che
frequentemente si manifesta nella realtà. Il fatto che accada realmente tende a confermare che la credenza che l’ha generata sia proprio corretta.
Credere che le cose avverranno (o non avverranno) può innescare una serie di pensieri, emozioni e comportamenti che influiscono direttamente sul mondo e sul nostro ambiente di vita dandogli forma.
La “profezia che si autoavvera” è composta da due momenti: il primo cognitivo, in cui viene creata una rappresentazione della realtà secondo convinzioni e chiavi di lettura arbitrarie e soggettive; il secondo, detto comportamentale, in cui la persona adegua i propri atteggiamenti all’ interpretazione della realtà precedentemente prodotta. Questo processo, una volta innescato, produce una lettura distorta della realtà ma conforme al bisogno di coerenza del singolo, il quale focalizzerà la propria attenzione solo su quegli aspetti che confermano la rappresentazione precedentemente creata.
Facciamo un esempio: una persona si ritiene poco capace e competente, così, spesso quando qualcuno, ad esempio al lavoro, le rivolge una critica prova un’emozione negativa: senso di colpa, rabbia, o tristezza. Per evitare queste emozioni spiacevoli cercherà pertanto di non fare più errori, starà molto attenta a non sbagliare e a portare a termine i suoi compiti in maniera perfetta. I comportamenti messi in atto ed i pensieri che li accompagnano determineranno nella persona un elevato stress, probabilmente si sentirà in ansia, emozione che non favorisce certo la concentrazione e l’attenzione, per cui verosimilmente tenderà ad essere più distratta commettendo di conseguenza più errori. Nel prendere atto dei nuovi errori commessi penserà che la causa che li ha generati consiste nel fatto di essere una persona poco capace e competente.
Come anticipavo, siamo partiti da una credenza su di se come persona incompetente e attraverso tutta una serie di meccanismi e comportamenti (volti per altro apparentemente a contraddire la credenza) siamo giunti a confermarla. E’ così che si instaurano dei veri e propri circoli viziosi dai quali può veramente diventare difficile uscire, sia a causa delle emozioni negative sperimentate, sia del fatto che quando riteniamo che qualcosa sia vero non lo mettiamo più in discussione.
Altri esempi di profezia che si autoavvera potrebbero essere:
“Alessia ritiene che prima o poi il suo matrimonio finirà. Quindi si comporta come se fosse già finito, e così lo fa effettivamente finire perché mette in atto una serie di comportamenti che portano alla lite e generano discordia al punto da mettere una reale fine allo stesso.”
“Luigi si convince di non essere in grado di passare un esame. Studia, ma al momento dell’esame è così agitato da non rispondere neanche alle domande più facili, e chiaramente non supera l’esame.”
In breve, le definizioni che diamo in una situazione, e i comportamenti conseguenti che attiviamo, fanno parte della
situazione medesima e possono determinarne o condizionarne lo sviluppo: quelli che a noi sembrano solo “effetti” sono, in realtà, “cause”, che permettono di far percepire noi stessi come responsabili nel momento in cui continuiamo a evocare i comportamenti.
Ma, cosa possiamo fare se siamo in balia di questi meccanismi?
Prima di tutto occorre sgomberare il campo da equivoci, affermando che i meccanismi fin qui descritti non sono
assolutamente di tipo patologico: infatti ognuno di noi quotidianamente, se si ferma per qualche istante a riflettere, può trovare prova di come essi lavorino, spesso senza particolari conseguenze.
In altri casi, tuttavia, possono determinare alcune difficoltà nel perseguire le proprie mete, la propria realizzazione personale e la serenità nelle relazioni sociali e sentimentali. In questo secondo caso, possiamo, iniziare ad interrogarci quanto questi meccanismi ci influenzino la vita ed eventualmente valutare la necessità di supporto da parte di uno psicologo-psicoterapeuta.
Per questo genere di difficoltà ad esempio, la terapia Cognitivo Comportamentale è particolarmente indicata perché permette, attraverso l’analisi di episodi specifici, l’identificazione di schemi disfunzionali e delle credenze disadattive. Successivamente attraverso la messa in discussione di questi comportamenti, si possono confutare alcune verità assolute, arrivando a vederle come solo una delle tante spiegazioni possibili della realtà e apprendendo nuove azioni possibili e più funzionali.
Davide Boraso
Psicologo – Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR e MindfulnessBCT.
Bibliografia.
Merton, R. (1971). La profezia che si autoavvera in Teoria e Struttura Sociale, II, Bologna, Il Mulino.
Giovanni Romolo Capuano, Oracoli quotidiani. Cos’è e come funziona la profezia che si autoavvera, Napoli, ESI, 2003.