Le forme di stress possono essere molteplici e dipendenti da diversi fattori, una delle più
subdole è quella legata al lavoro che può portare alla sindrome del burn-out.
Il burn-out è un vero e proprio esaurimento delle energie e delle forze sia fisiche che psichiche derivante principalmente dalla specificità di alcune mansioni professionali, anche se può essere conseguente a qualunque tipo di attività lavorativa.
I dati indicano un aumento dell’incidenza di questo fenomeno fra i lavoratori dei paesi occidentalizzati in possesso di buona tecnologia; è ipotizzabile che i repentini e frequenti cambiamenti a livello lavorativo a cui le persone sono sottoposte non siano stati adeguatamente affiancati da sufficienti politiche di supporto e organizzazione da
parte delle aziende.
Il burn-out è caratterizzato da un’esperienza soggettiva di cattivo rapporto con il lavoro che causa significativi disagi psicofisici che vedremo; le attività lavorative maggiormente colpite sono quelle che implicano relazioni interpersonali, come le professioni di aiuto continuamente a contatto con persone in stato di sofferenza e forte
disagio (assistenti sociali, medici, psicologi, consulenti ecc), ma può colpire altre professioni che hanno un costante contatto con un pubblico come: centralinisti, avvocati, politici, impiegati pubblici, addetti agli sportelli, segretarie.
Alcuni studiosi ritengono che una delle chiavi dell’origine di questa sindrome sia da rintracciarsi nel frequente contatto con emozioni dolorose dell’altro, viene richiesta una grande dose di empatia che nel tempo non sempre viene gestita correttamente e il rischio a cui si va incontro è l’incapacità di mantenere un adeguato distacco emozionale pur mantenendo comprensione per i problemi dell’altro.
In altri casi l’esaurimento delle forze è conseguente alla percezione che le richieste lavorative siano superiori alla propria capacità di fronteggiarle, ciò può avvenire quando vengono posti obiettivi troppo elevati, quando si ha poco tempo a disposizione o quando in caso di fallimento si rischiano perdite economiche ingenti.
La sintomatologia è complessa, ma si può ricondurre a tre grandi aree:
– lavorativa: calo delle prestazioni, problemi disciplinari, alta conflittualità, frequenti malattie e conseguente assenteismo, infortuni;
– psicologica e comportamentale: ansia, angoscia, indecisione, insicurezza,isolamento, scarsa attenzione e concentrazione, cattivo umore, stati depressivi, attacchi di panico, autocommiserazione, sensazione di avere la testa vuota, aumento di consumo di alcol, tabacco e caffè;
– fisica: disturbi gastrointestinali, cardiocircolatori, respiratori, sessuali e dermatologici.
Oltre a questa sintomatologia compaiono spesso alcuni vissuti tipici in chi soffre di burn-out che possono essere riassunti in:
– esaurimento emotivo, vissuto come inaridimento interiore e con la sensazione di non avere più nulla da offrire ai propri utenti, sentimento che viene spesso esperito come senso di impotenza e demotivazione rispetto a tutte le attività quotidiane precedentemente soddisfacenti;
– fenomeni di depersonalizzazione con conseguente tendenza a reagire in modo freddo o persino cinico e aggressivo nei confronti delle persone che sono destinatarie della propria attività lavorativa, vissuto che viene generalizzato attraverso uno stato mentale di distacco estremo rispetto al disagio altrui, disinteresse o colpevolizzazione;
– ridotto senso di realizzazione lavorativa che determina una sfiducia nelle proprie capacità e competenze,ma anche diminuzione delle ambizioni di successo che spesso trasforma il lavoro in una attività condotta esclusivamente per mantenere la propria remunerazione.
Riconoscere la sindrome da burn-out non è sempre facile, spesso vi è la tendenza a ridurre il tutto come un mero problema dell’individuo e non del contesto lavorativo nel suo insieme; il mancato riconoscimento di questo problema da parte dell’organizzazione può costituire un errore molto pericoloso, infatti il burn-out può incidere pesantemente sull’economia dell’intera struttura.
La risoluzione del problema può passare sia attraverso un’azione a livello organizzativo che a livello individuale, l’aiuto più efficace per il singolo è il supporto di un professionista che possa offrire strumenti cognitivi, favorire una maggiore consapevolezza del problema, modificare il proprio comportamento in modo da renderlo più adattivo, fornire tecniche di rilassamento e di gestione dello stress acuto.
Come per altre problematiche lavorative è particolarmente importante la conoscenza del problema da parte dei lavoratori e dei datori di lavoro, nonché la possibilità di monitorare i livelli di questa tipologia di stress, uno dei modi migliori per prevenire il burnout è poi senza dubbio puntare sulla promozione dell’impegno nel lavoro; ciò non
significa solo ridurre gli aspetti negativi, ma anche tentare di aumentare quelli positivi; le strategie per aumentare l’impegno dovrebbero essere rivolte all’accrescimento dell’energia, al coinvolgimento e l’efficacia, attraverso il sostegno dei lavoratori stessi.
Davide Boraso
Psicologo – Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR e MindfulnessBCT.
Bibliografia
– Freudenberger H., Richelson G., 1980, Burnout: the high cost of high achievement,
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– Maslach C.,1997, La sindrome del burnout. Il prezzo dell’aiuto agli altri, Cittadella
editrice.
– Rossati A, Gerardo M., 1999, stress e burnout, Carocci editore.
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– Leiter M. P.; Burnout e organizzazione, 2000, Erickson, Trento.
– Pellegrino F, 2009, La sindrome del burn-out, Centro Scientifico.