Se da una parte l’avvento del web, ha permesso di connettere più persone, dall’altra ha di fatto acuito anche l’ opposto, diventando disgregante a causa della eccessiva aggressività. L’agorà virtuale, oltre agli innumerevoli aspetti positivi, ha anche l’effetto di spersonalizzare e dematerializzare la comunicazione. Il medesimo messaggio riferito a voce, o scritto in rete ha infatti esiti completamente diversi.
La rete e i social stanno cambiando il modo di relazionarsi tra umani (e subumani). All’inizio hanno rappresento il “luogo”, dove poter esercitare il confronto e avvicinarsi a persone di tutto il mondo. Con il tempo, però, ciò che si è evidenziato, è l’aumento del bisogno di connessione, di presenza e approvazione unito all’avanzare dell’aggressività verbale. Si osserva, sempre più chiaramente che molti usino la rete come sfogatoio personale, solo ed unicamente per attaccare, denigrare e minacciare qualcuno, per gettare nel mondo le proprie frustrazioni represse, il proprio disagio interiore generando un profondo odio social.
Noi siamo quello che diciamo e il modo in cui parliamo è la rappresentazione del mondo in cui viviamo. Questo è il concetto alla base della Teoria linguistica di Sapir-Whorf, secondo cui le forme del linguaggio permeano, modificano e plasmano le forme del pensiero.
In base ai dati raccolti da alcuni rapporti istat, ciò che viene messo in luce, è una certa degradazione nella gestione e condivisione dei rapporti umani, per cui i legami sociali si fanno sempre più fragili e i valori più deboli. Dai dati raccolti emerge che le minacce sono aumentate del 35,3% nel periodo dal 2004 al 2009, le lesioni e le percosse sono aumentate del 26,5% e i reati a sfondo sessuale del 26,3%. Tendenza in aumento anche nel periodo 2009 – 2014.
La tendenza sempre più diffusa di offendere chi non è in linea con i nostri pensieri e convinzioni, è frequente anche nel mondo politico, tra i professionisti della comunicazione e personaggi dello spettacolo, visti spesso usare un linguaggio diretto più a distruggere la reputazione dell’altro che a sostenerlo.
Indubbio è che l’idea di percepire lo schermo di uno smartphone, di un pc, od un iPad, come filtro tra noi ed il mondo, fanno di questo un palcoscenico idealmente più protetto con la percezione di anonimato. Le relazioni sociali virtuali, inoltre grazie alla mancanza fisica dell’interlocutore, permettono la caduta dei freni inibitori e non permettono l’attivazione di meccanismi fisiologici complessi che permettono di percepire l’altro come conspecifico inibendo l’aggressività. La svalutazione delle responsabilità, in quanto soggetti incorporei, arroga a sè il diritto e il dovere di poter dire qualsiasi cosa, di riversare il proprio odio social, senza curarsi delle conseguenze per sé e per gli altri, come se non fosse cosa che ci riguarda, che ci appartiene. Idea scorretta, perchè siamo tutti più o meno facilmente individuabili.
C’è un ulteriore aspetto, a mio avviso, particolarmente grave per le ricadute sociali: l’aumento dell’aggressività nel web è connesso al’idea di molti convinti che solo alzando la voce ed esprimendo opinioni volte a distruggere l’idea dell’altro, riescano ad ottenere ascolto e consenso. E’ probabile che la stessa credenza venga riproposta nella propria quotidianità al di fuori del web; ciò significherà doversi relazionare con individui mediamente più aggressivi, rabbiosi che tentano di prevaricare costantemente gli altri. Non credo sia un futuro distopico, ma ormai un presente quotidiano che potrebbe generare un circolo vizioso di ulteriore odio, frustrazione e violenza.
Il Social risulta essere un “non luogo” di anarchia, senza confini, poco controllato, non tutelato. A pagarne le conseguenze sono spesso i minori, catapultati di colpo nel mondo degli adulti, bersagliati proprio dai compagni di scuola, o vittime di ricatti sessuali. La cronaca, è fin troppo ricca di tragici epiloghi annunciati o amplificati dal web. Così come parliamo di minori potremmo citare donne, uomini, gay, disabili…
Che cosa si nasconde, dunque, dietro l’ odio social, l’aggressività che esplode talvolta così violenta in rete?
La voglia di esistere, di essere qualcuno, il desiderio di poter affogare le frustrazioni di una vita infelice, con un linugaggio degradato, che degenera in accesi scontri verbali, agevolati, come già detto, dal fatto di non avere di fronte degli interlocutori in carne ed ossa.
Dal punto di vista psichico sono due i principali meccanismi che si evidenziano con facilità nell’aggressività sui social:
– la mancata regolazione emotiva,
– l’incapacità di predire le conseguenze e gli effetti sugli altri delle proprie azioni.
Chi esplode e agisce violenza sui social è probabile che abbia difficoltà a regolare le proprie emozioni, la natura umana è spesso guidata dalle emozioni, dalle passioni, fra cui anche orgoglio e pregiudizio, poiché sono funzionali alla sopravvivenza. Non è il caso dei social. Chi ha abilità per regolare le proprie emozioni è consapevole che alcuni contenuti suscitino in lui rabbia, solo dopo essersi calmato esprime con toni adeguati le proprie idee. La difficoltà a regolare le emozioni è un’emergenza sociale troppo spesso taciuta, è un abilità fondamentale che ci permette di entrare in relazione efficacemente con gli altri, se non la possediamo abbiamo maggiori rischi di essere in balia di ansia, angoscia, paure, rabbia e le nostre relazioni potrebbero essere un disastro.
L’odio social nasce dalla realtà circostante, e nella realtà ritorna. Non è corretto, ed è pericoloso trattare Internet come qualcosa di diverso da sè: se sono educato lo sono sempre e in ogni luogo. Spesso viene confusa la violenza con la libertà di pensiero e la schiettezza, ma essere maleducati non è sinonimo di sincerità.
E’ palese che vi sia anche una scarsa abilità nel predire gli effetti dei propri comportamenti: il violento non comprende che le sue azioni possono offendere o causare sofferenza all’altro; azioni che solitamente danneggiano anche se stesso. E’ da ormai un pezzo che i recruiter, per le assunzioni, scandagliano attentamente i profili dei candidati e discussioni feroci o violente non costituiscono un gran biglietto da visita. Inoltre chi non è in grado di prevedere gli effetti delle proprie azioni è probabile non li preveda anche nella quotidianità e nell’ambiente di lavoro. E’ facile ipotizzare che abbiano una vita piuttosto complicata.
Tutto ciò si può configurare come una regressione e un fallimento evolutivo: il sistema cooperativo è il meccanismo che ci permette di entrare in relazione con gli altri e unire le forze per raggiungere obiettivi comuni e superare le sfide che l’ambiente ci pone. L’aggressività è invece tipica del sistema agonistico che entra in gioco quando abbiamo necessità di difenderci da un pericolo. L’aggressività allontana, la cooperazione avvicina, l’evoluzione ha bisogno di cooperazione, non ci sono altre vie.
Quali siano le ragioni per cui la gente reagisce spesso in modo conflittuale sui social network, e quali le soluzioni da adottare non sono risposte semplici. Si può ipotizzare che le persone, generalmente, non siano portare a ritenere che i messaggi possano essere interpretati in diversi modi e gli interlocutori potrebbero non comprendere appieno il nostro messaggio. Ognuno di noi, ovviamente, assegna il suo significato, univoco, la sua rappresentazione di realtà, rispetto alla quale, il voler chiarire in un contraddittorio in rete, diventa lungo e faticoso.
Il web, è il fast food della comunicazione, ed ha il demerito di generare infiniti equivoci rispetto ad una frase scritta, di cui non si riesce più a venire a capo. La maggior parte dei frequentatori dei social, è lì proprio per farsi notare, per poter esistere. Facebook può essere considerata una grande piazza, dove chi partecipa tenta di trovare uno spazio personale, forse quello spazio che altrove non trova, e che proprio per questo trascina al libero sfogo ad ogni genere di frustrazione.
Cosa può aver causato tutto questo odio social?
Credo la mancanza di educazione a tutti i livelli: educazione civica, educazione emotiva, educazione sociale.
L’ assenza di calore emotivo, la mancanza di supporto e un sistema educativo carente sono terreno fertile per lo sviluppo, dell’aggressività incontrollata; ed in tutte quelle famiglie, gravate da situazioni difficili, causa stessa di rabbia e senso di frustrazione personale, c’è il rischio che i figli crescano con la stessa credenza di non venir accettati dalla società. La mancanza di considerazione, stima e amore può portare ad un senso di frustrazione che si tramuta in aggressività verso gli altri o, verso se stessi.
L’unica soluzione come spesso accade, pare essere una maggior consapevolezza delle proprie responsabilità e degli effetti dei propri comportamenti. La consapevolezza potrebbe essere la chiave per sensibilizzare, per migliorare il nostro futuro iniziando da oggi, favorendo un’educazione civica integrata che insegni ad utilizzare correttamente anche i social, così da rendere i ragazzi più responsabili e più consapevoli di quello a cui vanno incontro.
L’educazione appare l’unica via per eliminare l’odio social e dalla vita reale.
Davide Boraso
Psicologo – Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR e MindfulnessBCT.
Bibliografia.
Benjamin Lee Whorf – Linguaggio pensiero e realtà. Bollati 1977.
Dati istat: https://www.istat.it/it/files//2017/10/Delitti-imputati-e-vittime-dei-reati.pdf
Per approfondire: https://www.wired.it/internet/social-network/2014/01/07/la-fine-della-confusione-di-odio-e-anonimato-rete-e-cosa-significa