Quando lasciare non è un’opzione, è necessario proteggere la nostra salute mentale. Le conseguenze psicofisiche di un luogo di lavoro negativo possono essere importanti.
In un’intervista alla BBC, il segretario privato dello speaker della Camera dei Comuni inglese, Angus Sinclair, ha rivelato di lavorare in un ambiente caratterizzato da bullismo e intimidazioni. Se questo, data la particolarità, può sembrare un caso estremo, trovarsi in un luogo di lavoro negativo è abbastanza frequente.
Molti possono comprendere cosa intendo dire: sarà capitato ad un certo punto, di trovarci in un ambiente che ci trascina sempre più a terra. Potrebbe essere l’etica aziendale, le condizioni fisiche, i colleghi di lavoro, l’orario, la paga bassa e la lista potrebbe continuare. Nella maggior parte dei casi ci sentiamo bloccati, svuotati e incapaci di cambiare a causa delle pressioni finanziarie, della posizione, dell’età, della mancanza di altre opzioni. Qualunque sia la ragione, non ci sentiamo in grado di lasciare o andare avanti, anche se sappiamo che quello non è un ambiente salutare.
E’ soggettivo: il luogo di lavoro negativo per una persona può essere l’ideale per un’altra. Alcuni si adattano positivamente in un’atmosfera fortemente orientata agli obiettivi, altri la trovano paralizzante. Oppure una cultura del divertimento e dell’allegria potrebbe rendere l’ufficio un posto più vivace, ma per alcuni potrebbe essere vissuto con fatica: il rifiuto a partecipare può farli passare come guastafeste o farli apparire alla direzione come un problema, come scarsi giocatori di squadra. Ciò potrebbe spingere ad adattarsi mal volentieri per non subire conseguenze negative, aumentando la frustrazione.
In parte questo desiderio di adattarsi spinge molte delle nostre decisioni. Evolvendoci da primitivi ad oggi, abbiamo imparato che vivere in gruppi garantisce maggiori probabilità di sopravvivenza; un tempo, da soli, eravamo più vulnerabili alla predazione o alla fame, così abbiamo sviluppato gerarchie e comportamenti sociali alla cui radice c’è il desiderio di appartenenza. Oltre alla sicurezza, cerchiamo amore, compagnia, rispetto, esperienze condivise e senso di appartenenza; fattori umani intrinseci ancora oggi validi più che mai.
Potremmo non aver più bisogno di difenderci dagli animali selvatici, ma abbiamo ancora bisogno di vivere all’interno di buoni gruppi sociali per il nostro benessere.
Quando però trascorriamo gran parte del nostro tempo in un luogo di lavoro negativo, l’impatto su tutte le aree della nostra vita potrebbe essere molto alto.
Quindi, come possiamo imparare a convivere con ciò?
Supponendo che ci siano buone ragioni per non cambiare lavoro, possiamo sviluppare alcune strategie quotidiane.
Respirazione 6/11.
Questa è una tecnica semplice progettata per arginare il meccanismo di lotta e fuga che ognuno di noi possiede. La respirazione può essere usata in ottica preventiva per centrarsi (ad esempio prima di lasciare l’auto ed entrare nel posto di lavoro) o per calmarsi quando si è già in uno stato emotivamente alterato (ad es. dopo una discussione).
Funziona così: fai un profondo, ma lento respiro con il naso, contando da 1 a 6 fai una breve pausa prima di espirare lentamente attraverso la bocca, contando da 1 a 11.
Ripeti il ciclo 6 o 7 volte.
Questo tipo di respirazione stimola il nervo vago ed ha alcuni importanti impatti su corpo e psiche: l’atto del conteggio calma la mente, mentre la respirazione profonda calma il sistema nervoso, rallenta la frequenza cardiaca e smorza la tensione muscolare.
Stringi amicizia con un collega.
Poter discutere dei propri problemi con qualcuno, anche nella stessa situazione, può essere un enorme sollievo dallo stress. Significa poter allentare la tensione l’uno con l’altro, con qualcuno che comprende te, il lavoro coinvolto, l’ambiente senza bisogno di spiegare caratteristiche o sfumature. Significa anche aver più possibilità di lasciare il problema sul posto di lavoro e non sentire il bisogno di portarlo a casa, a un partner che potrebbe aver avuto una dura giornata o che non capisce le dinamiche in cui sei inserita.
Non stai cercando soluzioni, ma semplicemente riuscire a sgravarti di un pò di peso, magari sorridendo sulla situazione, può avere effetto positivo.
Costruisci un cuscinetto.
Passiamo spesso dal lavoro alla vita di casa senza concederci il tempo di adattarci. Non ci concediamo di cambiare marcia dal ruolo che rivestiamo in ufficio a quello che rivestiamo in famiglia come madre, padre, compagni ecc. È uno scenario comune per un lavoratore, attraversare la porta di casa e trovarsi con un partner a sua volta stressato, un bimbo scalmanato, la cena da preparare: il desiderio di girarsi e scappare via non è così raro come potresti pensare! E questo non rende il genitore che lavora (o il genitore di casa) uno cattivo, hanno solo bisogno di mettere un po ‘di spazio tra lavoro e casa, una zona cuscinetto per prepararsi mentalmente al cambiamento di ritmo.
Questo cuscinetto potrebbe essere creato andando in palestra o facendo una corsetta sulla via di casa, oppure concedendosi 10 minuti in auto ascoltando musica o un audio rilassante, una sosta sulla strada per un caffè… qualunque cosa funzioni nella tua vita. Questo potrebbe fare la differenza tra una mamma stanca e stressata o un papà che come uno zombi attraversa la porta, e uno pronto a immergersi direttamente nella vita familiare per occuparsi del proprio bambino o delle faccende domestiche.
Investi nella tua vita al di fuori del posto di lavoro (o fuori casa se è lì che si trova il problema). Goditi i tuoi amici, la famiglia, gli hobby, gli animali domestici, ecc. Sono tutti buoni motivi per cui ci alziamo per lavorare, occorre: “Lavorare per vivere non vivere per lavorare!”
Godendo momenti al di fuori del lavoro, possiamo darci un motivo per sopportare il tempo trascorso nel lavoro e cercare di portare la “casa” a lavoro, non il contrario. Non lasciare che un posto di lavoro negativo influenzi la persona che sei.
E se proprio sei bloccato in un posto di lavoro tossico, a casa, a scuola o altro, ricorda che la realtà è spesso meno dolorosa di quanto la nostra immaginazione vorrebbe farci credere: pensiamo che non troveremo una nuova occupazione che quindi è meglio restare con il disagio quotidiano… In realtà possiamo occuparci della situazione, qualunque essa sia. La paura dell’ignoto è molto più spaventosa di quella di fronte ai demoni che incontriamo ogni giorno e abbiamo imparato a conoscere.
Davide Boraso
Psicologo – Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR e MindfulnessBCT.
Bibliografia
https://www.bbc.co.uk/news/uk-politics-43963788
Robert Sutton – Il metodo antistronzi. Mondo libri 2007.