Sembra proprio che ormai ci siano più pochi dubbi: le relazioni stressanti in età avanzata incidono sul decadimento cognitivo ovvero producono peggioramento su memoria, concentrazione, attenzione e fluidità verbale.
In base ai dati pubblicati dall’American Journal of Epidemilogy i partecipanti allo studio sono stati 5873 e le osservazioni sono iniziate nel 1997; in questo studio i soggetti sono stati sottoposti a test per la valutazione cognitiva per un periodo di circa 10 anni a partire dalla mezza età.
Oltre a misurare le capacità cognitive gli esaminatori hanno chiesto ai partecipanti di rispondere anche a questionari sulle qualità delle loro relazioni sociali e su quanto i rapporti interpersonali fossero fonte di stress, preoccupazioni e si sentissero supportati dalle stesse.
Le relazioni più nocive sarebbero risultate essere quelle caratterizzate da ambivalenza, dove ci si sente invasi, controllati e impotenti.
“I risultati indicano che chi riferiva rapporti interpersonali più negativi tendeva anche ad andare incontro ad un più rapido invecchiamento cognitivo: per avere un idea, chi si trovava in cima alla lista dello stress relazionale dimostrava un anno di invecchiamento cognitivo in più.”
“Dato che l’incidenza della demenza aumenta esponenzialmente con l’avanzare dell’età e nessuna medicina efficace è attualmente disponibile, il nostro studio fornisce la prova di quali fattori di rischio potrebbero essere presi di mira prima che i cambiamenti cognitivi siano irreversibili”, dicono i ricercatori.
Per questi motivi potrebbero essere utilizzati interventi basati sulla mindfulness a scopo preventivo per accrescere la competenza nello gestire relazioni disturbanti e ridurre lo stress nel caso i cambiamenti all’interno delle relazioni non siano possibili.
Davide Boraso
Psicologo – Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR e MindfulnessBCT.
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2014/12/stress-declino-cognitivo/