L’insonnia è un disturbo piuttosto frequente e spesso difficile da combattere, particolarmente presente nella nostra società; essa può essere legata alla difficoltà a prendere sonno, a rimanere addormentati, o ad un riposo poco soddisfacente e sereno.
Secondo gli studi epidemiologici circa il 10% della popolazione generale soffre di questo disturbo, le donne soprattutto dopo i 45 anni, sembrano essere le più colpite e spesso il problema è sottovalutato e non discusso col medico curante.
L’insonnia può essere acuta e di breve termine, spesso legata a stress della vita quotidiana, a malattie, dolori fisici o ad alcuni farmaci; tuttavia difficoltà maggiori si incontrano quando diventa cronica: in questo caso è più legata a fattori comportamentali, dolori cronici o disturbi psicologici rilevanti.
Quando cronicizza è riconosciuta come un vero e proprio problema sociale: oltre al disagio personale che vive la persona che ne è affetta, vi sono costi indiretti dati dall’assenteismo e dalla riduzione delle performance lavorative, dal maggior rischio di sviluppare forme depressive, di rimanere coinvolti in incidenti stradali e di essere più soggetti a malattie del sistema cardiocircolatorio.
Il dato interessante che emerge è che quasi il 62% (fonte ICD – 10) delle insonnie è dovuta a cause emozionali, mentre “solo” un 10% sarebbe di origine organica.
Anche i disturbi del sonno nei bambini, solitamente riportati dai genitori, sembrano essere un problema degno di attenzione: alcune ricerche hanno infatti indicato che, nella fascia di età fra 6 mesi e 2 anni, circa il 20-30% dei piccoli presenterebbe un sonno disturbato, questa percentuale si ridurrebbe al 10-15% nei bambini fra 4 ed 8 anni.
In concreto l’insonnia si manifesta con difficoltà a prendere sonno, risvegli ripetuti durante la notte, risveglio precoce, sensazione di non aver riposato adeguatamente; tutto ciò si traduce in difficoltà diurne come: riduzione delle performance (memoria, concentrazione,capacità di confrontarsi con i problemi), ridotta qualità di vita, peggioramento dei rapporti sociali e familiari, sonnolenza diurna, irritabilità.
Il trattamento può essere combinato tra terapia psicologica e farmacologica, ad esempio alcune tecniche cognitive comportamentali hanno dato buoni risultati di efficacia; grande rilevanza viene data all’educazione riguardante l’igiene del sonno promuovendo quei comportamenti che lo migliorano.
In breve tempo possono essere inoltre apprese tecniche di rilassamento o di mindfulness (Ong J., 2017) da utilizzare per regolare la tensione muscolare e l’eccessiva attivazione cognitiva.
L’approccio farmacologico è basato principalmente sull’utilizzo di farmaci della categoria delle benzodiazepine, ma è fondamentale che la migliore terapia sia stabilita dal medico competente che in base alla storia del paziente e ai sintomi, sarà in grado di consigliare il farmaco più appropriato.
L’ insonnia cronica è un problema complesso e spesso peggiora la qualità di vita, tuttavia diverse possibilità per migliorare questa condizione sono disponibili, dai trattamenti psicologici, comportamentali a quelli farmacologici combinabili tra loro. Ciò che resta fondamentale è una presa di coscienza del problema e una non sottovalutazione dello stesso.
Davide Boraso
Psicologo – Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR e MindfulnessBCT.
Bibliografia
Giusti E., Scilletta C., – Psicoterapia delle Insonnie Ed. Sovera 2012.
Ong, J. C. – Mindfulness-based therapy for insomnia. Washington, DC, US: American Psychological Association. 2017.
Junquist C., Perlis M., Posner D., Smith M., – Trattamento cognitivo comportamentale dell’insonnia
Ed. Angeli 2018