La rabbia è un’emozione fondamentale come la gioia e la tristezza, si può ritrovare in bambini molto piccoli ma anche in specie diverse da quella umana.
Quando ci arrabbiamo solitamente avvertiamo una tensione crescente sia fisica che psichica e sentiamo di doverla “scaricare” velocemente per recuperare uno stato di serenità e benessere.
Fra gli antecedenti più comuni della rabbia troviamo il senso di frustrazione e costrizione, anche se non costituiscono condizioni sufficienti perchè si origini il sentimento di rabbia. Ancor più delle circostanze concrete del danno, quello che sembra pesi maggiormente nell’attivare la rabbia, sembra essere la volontà che si attribuisce all’altro di ferirci o l’eventualità di evitare l’evento/situazione frustrante.
Ci si arrabbia quindi, quando qualcosa o qualcuno si oppone alla realizzazione di un nostro bisogno, soprattutto quando viene percepita l’intenzionalità di ostacolare tale appagamento. A volte la rabbia è funzionale e può essere indispensabile per sopravvivere di fronte ad alcuni pericoli, tuttavia a lungo andare la continua espressione di sentimenti ostili può portare alla distruzione dei rapporti. Dato che la maggior parte delle volte la rabbia nasce da interpretazioni della realtà esagerate o da incomprensioni, è poco probabile che con gli scoppi d’ira si possano risolvere le dispute, anzi c’è il rischio che si possano aggravare.
Gli obiettivi a cui si destina la rabbia possono essere di tre tipi:
– verso un oggetto o un soggetto che provoca frustrazione,
– verso un oggetto o soggetto diverso rispetto a quello che provoca frustrazione,
– verso se stessi producendo gesti di autolesionismo o auto aggressione.
Oltre alla destinazione anche l’origine della rabbia può essere diversa.
A volte nasce da fonti interiori e da disposizioni profonde non legate al momento; capita così di arrabbiarsi molto per una precedenza non data, per un saluto negato o per qualche minuto di ritardo, nulla che di certo che costituisca una minaccia alla nostra integrità fisica!
Altre volte la rabbia viene scatenata dalle nostre interpretazioni delle azioni altrui, dai significati che vi attribuiamo. Ad es. posso arrivare a pensare che il proprietario dell’auto che mi blocca la strada non abbia alcun rispetto per me, che non abbia pensato affatto al fastidio che mi poteva arrecare, che sia un arrogante, prepotente ecc. Questi pensieri producono una specie di pilota automatico inconsapevole, che non fa altro che aumentare la rabbia, per cui quando finalmente arriva il proprietario dell’automobile sono pronto ad entrare in colluttazione con lui, con tutte le conseguenze negative del caso (tra cui perdere ancora più tempo).
E’ importante quindi, quando ci sentiamo in collera riconoscere i sentimenti del momento e chiedersi se il nostro stato d’animo è coerente alla situazione, oppure è eccessivo? Magari dipende dai significati assolutamente arbitrati che sto attribuendo all’altro? E poi, cosa otterrò da questo comportamento? Cosa invece potrò perdere come conseguenza della mia ira?
Se riusciamo a “stare” con la nostra rabbia per qualche momento e riusciamo a porci queste domande è possibile che il ragionamento ci consenta di mettere in atto risposte più funzionali e adeguate alla sfida che abbiamo di fronte.
Spesso però, la capacità di ragionamento è offuscata e i gesti che ne conseguono risultano essere impulsivi e controproducenti.
Alcune accortezze in caso di forte rabbia possono fare la differenza:
– cerca di essere consapevole di ciò che ti fa maggiormente arrabbiare. Ad esempio potresti compilare uno specchietto per una settimana in cui segnerai ciò che ti ha più indispettito e perchè, se vi siano delle colpe e se ti arrabbi più verso di te o verso gli altri;
– impegnati in un’attività fisica che consenta di scaricare l’energia accumulata in modo utile (es. una passeggiata e velocità elevata, una corsa, una sessione di stretching intenso);
– apprendi alcune tecniche di rilassamento: es. posto al sicuro, rilassamento progressivo, tecniche immaginative e di respirazione;
– esperimento della sedia: procurati 2 sedie, prova prima a sederti su una impersonando te stesso, poi sull’altra o impersonando la persona che scatena la tua rabbia. Quando sei sulla “sua” sedia, cercare di sentire profondamente cosa l’altro può pensare e rifletti sul motivo per cui può aver dato quella risposta o si è comportato in quel modo. Quando sei sulla tua sedia prova a far emergere ciò che avresti voluto dire, ma magari non hai detto. Questo esperimento può aiutare a comprendere che anche ciò che non esprimiamo verbalmente determina sensazioni percepite dall’altro e a cui a sua volta inconsciamente o meno reagisce;
– cerca di accettare prima di tutto te stesso per avere provato rabbia, per esserti sentito impotente, spaventato, ecc. Prova a dirti: “Io ho fatto quanto di meglio potevo in questa situazione e con ciò che avevo a disposizione, cercherò di rimediare appena possibile. Tutto ora, va bene così com’è.
Riconoscendo la propria rabbia si può arrivare a scegliere consapevolmente di cambiare l’atteggiamento che ne consegue. Siamo completamenti liberi di scegliere di agire in pace o in guerra, ciò che decidiamo di fare dipende solo da noi!
Davide Boraso
Psicologo – Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR e MindfulnessBCT.
Bibliografia
Kabat-Zinn – Vivere momento per momento. Ed. Tea 2010.
Thich Nhat Hanh – Spegni il Fuoco della Rabbia. Ed. Oscar Mondadori 2002.