Il disturbo d’ansia generalizzato è una delle varie forme che può assumere l’ansia patologica. Ha caratteristiche precise che lo differenziano dal panico e da altri disturbi.
Ultimamente, le preoccupazioni ti accompagnano per gran parte della giornata? Concentrarti al lavoro o a scuola è diventata un’impresa, la notte è un incubo e sono più le ore che passi a rigirarti di quelle in cui riposi. Hai iniziato ad evitare situazioni che fino a qualche mese fa ti davano gioia, ora sostituita da angoscia e come compagna l’idea che in te, ci sia qualcosa di sbagliato o rotto. Uno stato di tensione muscolare sembra non abbandonarti mai insieme all’emicrania, ai dolori cervicali o allo stomaco. Il piacere nell’interagire con gli altri ha lasciato posto ad una continua impazienza, una strana frustrazione nell’ascoltare l’interlocutore, una sensazione del tutto nuova che ti spaventa.
Può capitare, durante la vita, di trovarsi nella condizione sopra descritta. Spesso ha una durata limitata e come si è presentata svanisce, senza lasciare strascichi. Altre volte, invece, questa dolorosa condizione permane nel tempo, rendendo la vita più complicata e meno soddisfacente di quanto vorremmo.
Lo scenario descritto è tipico di chi soffre di disturbo d’ansia generalizzato (o Gad), un disturbo caratterizzato da ansia eccessiva e preoccupazione incontrollata per eventi di vita quotidiana. Chi soffre di GAD tende ad aspettarsi sempre catastrofi o drammi su salute, denaro, famiglia, lavoro o scuola. La preoccupazione è tuttavia spesso irrealistica o sproporzionata rispetto alla situazione, ma ciò non rende il disagio meno severo.
Inoltre possono essere pesantemente influenzate le relazioni sociali, fino a sviluppare talvolta altri disturbi come fobia sociale, paura di arrossire, emetofobia (pura di vomitare in pubblico), e timore di essere giudicati negativamente.
Date queste premesse la vita quotidiana può diventare un vero e proprio inferno.
Ad esempio: “Perchè non mi risponde ai messaggi? Sarà ancora arrabbiato per la discussione dell’altro ieri? O forse ha un’altra. Ecco non mi ama più, sono una pessima compagna e per questo, verrò abbandonata.”
oppure:
“Perché non sto mai zitto? Dimmi te, se dovevo espormi in quel modo alla riunione dell’altro giorno. Non avrei dovuto dirlo. Penseranno che sono stupido. Ora perderò il lavoro perché il capo penserà che io sia uno stupido.”
Il GAD presenta inoltre una serie piuttosto numerosa di sintomi fisici in linea con le recenti scoperte delle neuroscienze sull’interazione tra mente e corpo.
Tra le più comuni si trovano:
Tensione muscolare.
Le zone più colpite sono in particolare schiena e collo che tendono a rilassarsi sporadicamente. Si trovano spesso dolori alle spalle e alla mascella. La tensione, inoltre, può produrre senso di irrequietezza alle gambe e fenomeni di bruxismo (digrignare i denti).
Mal di testa e disturbi al sistema nervoso.
Le rimuginazioni associate al GAD comportano uno stato di angoscia cronica. I pensieri possono originare una spirale di ansia anticipatoria, esperienza che può risultare così pesante da provocare forti mal di testa. Al mal di testa, si può accompagnare un aumento della frequenza cardiaca, e non sono insoliti fenomeni come vertigini e sbandamenti. Durante l’aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna, oltre a sudorazione e vertigini, può verificarsi un fenomeno noto come fame d’aria.
Disturbi digestivi.
Come spesso si sente dire l’intestino è il nostro secondo cervello e l’ansia, può manifestarsi con crampi allo stomaco, nausea, costipazione o diarrea. I problemi digestivi possono avere un impatto importante sulla vita quotidiana.
Stanchezza e Insonnia.
La preoccupazione cronica è stremante. Vengono spese enormi quantità di energia senza ottenere risultati, per ciò, la persona che soffre di ansia generalizzata può avere problemi di insonnia (difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni). La mancanza di sonno e di un riposo rigenerante, portano ad un circolo vizioso in cui si avverte sempre più stanchezza e stress.
Tralasciando l’approccio farmacologico per lo più basato sull’utilizzo di benzodiazepine (farmaci che inizialmente funzionano bene, ma che espongono a rischi di sviluppare dipendenza ed hanno molteplici effetti collaterali sul medio periodo) il modo più efficace per uscire dalla spirale del disturbo d’ansia generalizzato è la psicoterapia.
La terapia cognitivo comportamentale possiede strumenti e protocolli sviluppati negli anni con alta efficacia e validazioni scientifiche.
Attraverso la psicoterapia si arriva ad eliminare l’evitamento di situazioni stressanti, le preoccupazioni vengono depotenziate e diventano nuovamente parte degli inevitabili, ma meno influenti, problemi della vita.
Di solito, si propone un approccio a fasi: inizialmente ci si concentra sul funzionamento dell’ansia e sulle risposte fisiologiche del nostro organismo. Vengono fornite informazioni su come il cervello e corpo interagiscono costantemente e quali meccanismi si inceppino nell’ansia generalizzata.
Prima di poter risolvere un problema occorre conoscerlo nelle sue parti, quindi la fase iniziale è diretta ad incrementare la consapevolezza del GAD e a sfatare alcuni miti popolari non corrispondenti alla realtà.
Ad esempio c’è l’idea che l’ansia possa essere eliminata, ma essa è un sistema adattivo del nostro organismo che interviene quando siamo in pericolo. Ciò significa che affrontare la ansia non comporta la sua assoluta eliminazione ma una migliore e più funzionale gestione. Spesso i tentativi che operiamo per eliminarla, non fanno altro che peggiorare la condizione o contribuiscono a mantenerla.
Il passo successivo è comprendere come funzioni nello specifico il “tuo” disturbo d’ansia generalizzato. Pur funzionando per tutti nello stesso modo il GAD presenta caratteristiche soggettive e ognuno di noi tende a preoccuparsi e rimuginare per situazioni o problemi specifici. Si costruisce quindi, una mappa dei principali trigger (attivatori) per comprendere quali siano le situazioni di maggior rischio.
Per poter gestire le preoccupazioni, occorre diventare esperti nel riconoscerle. Chi è vittima di ansia generalizzata, ha di solito una memoria decisamente sviluppata e ricorda gran parte delle sue preoccupazioni. Un modo per iniziare, a prendere le distanze dalle preoccupazioni, consiste nel tenere un diario.
Ad esempio, a fine giornata si possono annotare i pensieri che più assillano, meglio ancora se si nota il collegamento con la situazione o lo stimolo che ha innescato l’ansia.
Esistono poi due categorie di preoccupazioni:
Preoccupazioni per problemi concreti (“riuscirò a pagare la rata dell’auto questo mese?”,”cosa succede se non termino il lavoro entro la scadenza?”,”se litigo con mio marito o con il mio amico, vorrà tagliare i rapporti con me?”)
Preoccupazioni per situazioni ipotetiche (“se qualcuno dei miei familiari si ammala improvvisamente di un male incurabile come farò?” oppure: “se perdessi il lavoro non ne troverei un altro e sarò costretto ad una vecchiaia di miseria e stenti”)
Anche se possono sembrare differenze sottili i due tipi di preoccupazione sono diversi: nel primo caso si ha una certa dose di controllo: si può pianificare meglio l’economia domestica, si può organizzare il lavoro in modo da rispettare le scadenze e si può discutere con chiarezza con amici o partner senza danneggiare la relazione.
Sulle situazioni ipotetiche, invece, non si ha quasi alcun controllo. Non puoi controllare la comparsa o meno di una malattia incurabile in un familiare, a parte consigliare uno stile di vita regolare e i controlli diagnostici di routine.
Anche se la parte del leone nel Gad è impersonata dalle preoccupazioni anche il corpo patisce forti contraccolpi e possiamo pensare di limitarli intervenendo in diversi modi.
Tecniche di rilassamento.
Le tecniche di rilassamento consentono di gestire meglio eventi e situazioni fonti di stress e ansia, partendo proprio dal corpo. Prendere consapevolezza dei propri stati di tensione muscolare sia in condizioni di riposo che in condizione di attività consente di sviluppare coscienza del proprio corpo e di darne la giusta importanza.
Mindfulness
La Mindfulness non è una tecnica di rilassamento ma è una particolare modo di prestare attenzione a ciò che ci accade momento dopo momento senza giudicarlo. E’ un atteggiamento che consente di incrementare la propria consapevolezza. (Jon Kabat-Zinn pioniere della mindfulness 1994).
Imparare a tollerare l’incertezza.
Uno dei fattori scatenanti delle preoccupazioni del GAD è l’incertezza. La vita è fatta da incertezze e spesso gli eventi vanno in direzione opposta ai nostri desideri. Se l’incertezza è uno dei fattori scatenanti, il modo migliore per affrontarla è imparare a convivere con essa, esponendoci quotidianamente a piccoli rischi.
L’ansia è apparentemente una delle sensazioni più difficili da affrontare, perchè spesso non ne conosciamo il funzionamento e le azioni che scegliamo per contrastarla sono controproducenti. La consapevolezza del proprio problema, che non può prescindere dall’esplorazione di se stessi, delle proprie emozioni e dalle proprie sensazioni, è la via maestra per confinare l’ansia in uno spazio modesto della nostra vita.
Davide Boraso
Psicologo – Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR e MindfulnessBCT.
Bibliografia.
Kabat- Zinn J. Dovunque tu vada, ci sei già. Una guida alla meditazione. TEA libri. 1994.
A.P.A. – DSM V. Cortina Raffaello. 2014.
Joseph LeDoux – Ansia. Come il cervello ci aiuta a capirla. Cortina Raffaello. 2016.
https://adaa.org/understanding-anxiety/generalized-anxiety-disorder-gad