Dipendente dallo smartphone?

Forse sei dipendente dallo smartphone e non lo sai, ma questa pratica di consapevolezza può contribuire a trasformare il tuo rapporto con il telefono, che a volte, ti porta a “buttare” molto del tuo tempo e può influire negativamente sulle capacità di interagire con il mondo circostante.

Ho appena silenziato il mio telefono per scrivere questo post, ma per fortuna è ben a portata di mano…
Le informazioni che seguono contribuiscono alla riflessione che chi è dipendente dallo smartphone abbia dei buoni motivi per preoccuparsi seriamente:

• Ormai il dolore nelle nostre dita e polsi a forza di inviare grandi quantità di SMS è così diffuso che disturbi come il tunnel carpale e il dito a scatto sono diventate problematiche molto comuni

• “problematico è l’uso di Internet” l’abuso è ormai considerata una dipendenza comportamentale a tutti gli effetti. Alcuni studi mostrano dati preoccupanti, con quasi la metà (48%) dei partecipanti considerati “dipendente da Internet” e “dipendente dallo smartphone”.

• Nel suo libro straordinario, Reclaiming Conversation (2015), il professore del MIT Sherry Turkle ci informa come dalla ricerca da lui condotta, risulti che circa un quarto degli adolescenti negli Stati Uniti siano collegati ad un dispositivo entro cinque minuti dal risveglio ogni mattina, e che la maggior parte dei ragazzi invii almeno un centinaio di messaggi di testo al giorno.

• anche se ciò che allarma maggiormente è un’altra scoperta scientifica secondo cui: nel corso degli ultimi 20 anni, la nostra società ha visto un calo del 40% (la maggior parte del decremento si è verificato negli ultimi dieci anni) degli indicatori di empatia nelle persone, i ricercatori collegano questa tendenza con l’aumento delle tecnologie di comunicazione digitale; ciò significa dirigersi verso una società più fredda, egoista e meno attenta agli stati d’animo altrui.

 

Mentre le reti wireless ci garantiscono sempre più possibilità di essere connessi, allo stesso tempo corriamo il rischio di danneggiare l’organizzazione delle nostre reti cerebrali perchè siamo sempre più disconnessioni dall’ interazione faccia-a-faccia di cui i nostri sistemi sociali e psicologici hanno bisogno per poter funzionare correttamente.
Con la sua enfasi sullo sfruttare l’attenzione con l’intenzione (cioè attraverso il reindirizzamento di proposito), la mindfulness, con le sempre più cospicue validazioni scientifiche e i benefici che ne derivano, ha il potenziale per impedirci di andare irrimediabilmente alla deriva e di bloccare la tendenza a distanziarci sempre più l’uno dall’altro.

Inoltre, utilizzando continuamente il nostro smartphone, riduciamo sempre più la nostra capacità di rimanere focalizzati su un compito specifico. Ciò potrebbe avere pesanti ripercussioni anche dal punto di vista lavorativo.
Ad esempio, se fossi un giornalista e dovessi completare un articolo, senza distrazioni e con buona concentrazione, potrei forse completarlo in qualche ora, ma se continuamente mi interrompessi a controllare notizie, chat, social media, il tempo necessario aumenterebbe sensibilmente, obbligandomi a un supplemento lavorativo.

Non credo che noi tutti, dovremmo buttare i telefoni nella spazzatura, o che dovremmo rinunciare a Facebook, oppure chiudere i nostri profili Instagram; la tecnologia non può essere il “male” in sé e per sé.

I nuovi dispositivi e le loro capacità ci possono portare benefici incredibili, come la condivisione di informazioni interessanti e recenti, la creazione di interazioni globali come non mai. Abbiamo semplicemente (anche se ciò è molto difficile) bisogno, di imparare ad utilizzare meglio la tecnologia, con più consapevolezza.

Anche se non sei dipendente dallo smartphone ma se sei disposta/o a fare una breve pratica di consapevolezza con il tuo smartphone puoi leggere quanto segue.

 

Pratica: Essere consapevoli con il telefono

1. Sedetevi comodamente, con una postura eretta, con il telefono nel palmo della mano e appoggiate delicatamente le braccia sulle gambe. Tenete gli occhi aperti e posate lo sguardo delicatamente sullo smartphone per questo esperimento.

2. Lasciate il telefono acceso, ma non tenete aperte applicazioni in particolare. Lasciate il pollice appoggiato sullo schermo del telefono.

3. Ora fate un respiro profondo,sentitelo nella pancia. Per almeno qualche minuto concentratevi sul sentire le sfumature del respiro che entra ed esce dal corpo. Notate l’aria come entra ed esce dal naso e come l’addome modifichi le sensazioni a seconda che stiate inspirando o espirando.
Per almeno un paio di minuti o più, praticate la consapevolezza delle sensazioni del respiro.
È sufficiente dirigere la vostra attenzione (anche se si sta guardando il telefono) sulla sensazione del vostro respiro che entra ed esce (non serve respirare in alcun modo particolare, lasciate che si regoli lui come meglio crede). Se la vostra mente si allontana o vaga tra i pensieri, riportate dolcemente la consapevolezza al respiro.

4. provate a notare se una qualsiasi delle seguenti sensazioni compaiono, e se si presentano, provate delicatamente ad etichettarle. Magari potreste avvertire un senso di bisogno, o frustrazione, irrequietezza, stanchezza; dopo aver etichettato queste sensazioni provate a tornare al vostro respiro. Vedete se è possibile mantenere la consapevolezza leggermente connessa alle sensazione del respiro, e, contemporaneamente, provate a notare se qualcuna delle seguenti sensazioni si presentano:

a. C’è forse un impulso ad utilizzare il pollice per aprire un’applicazione, di controllare la posta elettronica, o di compiere qualche altro azione col vostro cellulare? Si mostra in voi la sensazione di essere attratti verso qualcosa? Cercate di essere curiosi verso queste sensazioni, com’è questo impulso presente in questo momento. Quali sono i pensieri nella vostra mente e quali le sensazioni corporee? Provate a cavalcare solo l’impulso senza poi agirlo.

. . . Tornate per qualche secondo a notare il vostro respiro e poi silenziosamente chiedetevi:

b. C’è qualcosa guardando il telefono che si muove? forse frustrazione, angoscia o addirittura rabbia? Vi siete ricordati di qualcuno o di qualcosa per cui vi sentite in colpa che forse avreste dovuto chiamare? Vi sentite frustrati nel non sbloccare e utilizzare immediatamente il telefono? Provate solo a notare ciò che compare momento dopo momento.
. . Tornate nuovamente al vostro respiro per qualche secondo e poi chiedetevi:

c. C’è qualcosa guardando il telefono, che vi preoccupa? C’è un prurito, un irrequietezza, una sensazione strisciante interna? Provate ad etichettare queste come “irrequietezza” e osservate l’energia che si muove attraverso il corpo e la mente. Lasciate correre. Cosa accade? Le sensazioni cambiano o rimangono le stesse?

. . . tornate ancora al respiro e vedete se:

d. guardando questo piccolo oggetto avete avuto qualche dubbio su come gestire la vostra vita quotidiana, la vostra attenzione? Come vi fa sentire questo piccolo rettangolo? Il vostro senso di controllo sulla vita aumenta o diminuisce in sua compagnia? Vedete se riuscite semplicemente a stare con questi pensieri e con le sensazioni che producono nel vostro corpo e lasciale essere.

Questa pratica ci può aprire all’ esperienza di come fare un uso diverso di questo potente mezzo comunicativo. Invece che chiudere la nostra consapevolezza e lasciare che lo schermo del nostro telefono diventi una “trappola”, invece di cadere in automatismi senza riflettere, potremmo provare a prendere l’abitudine di osservare gli stati negativi che possono generarsi in noi.
Anche in questo caso, gli smartphone (e Internet, social media, e altre tecnologie digitali) non sono intrinsecamente “cattivi”, ma sono, tuttavia, pericolosamente coinvolgenti.

Considerate il vostro telefono uno spunto per il risveglio, invece che di spegnimento di consapevolezza… E vedrete che anche le vostre relazioni sociali ne risentiranno positivamente. Non c’è niente di più sgradevole che provare a coinvolgere qualcuno in una discussione e notare il pallido bagliore da zombi sul volto dell’interlocutore catturato dallo schermo del proprio smartphone.

Davide Boraso
Psicologo – Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR e MindfulnessBCT.