Spesso le emozioni sono considerate troppo personali e difficilmente definibili perchè se ne possa discutere in modo costruttivo, soprattutto in ambito aziendale.
Tuttavia ciò può costituire un problema, se partiamo dal presupposto che i migliori leader possiedono grandi competenze dal punto di vista emotivo.
La capacità di intuire le potenzialità del fattore emotivo nell’ambiente di lavoro costituisce la caratteristica distintiva dei grandi leader. Ciò che li differenzia dagli altri infatti, non sono soltanto capacità tecniche, il conseguimento di risultati professionali più soddisfacenti o il riuscire a circondarsi e a trattenere intorno a se i talenti migliori, ma riguarda soprattutto il possedere fondamentali capacità psicologiche, come mantenere alto il morale dei collaboratori, favorirne la motivazione e l’impegno.
La funzione emotiva del leader è fondamentale da sempre: nella storia dell’umanità il leader, che si trattasse di capo tribù, sciamano o condottiero ha sempre saputo rassicurare e guidare gli altri in caso di incertezza e pericolo.
Il leader ha da sempre svolto la funzione da guida emotiva del gruppo.
In altre parole in qualunque gruppo umano, più di chiunque altro, il leader è in grado di influenzare le emozioni dei suoi membri.
Tuttavia può farlo in due modi, con risonanza o con dissonanza.
Quando un leader orienta le emozioni in senso positivo, sa far emergere il meglio da ognuno. I collaboratori lavoreranno in un clima sereno e con motivazione, certi del supporto tecnico ed emotivo del proprio manager. Questo risultato può essere definito effetto risonanza.
Quando invece le emozioni sono orientate in senso negativo, si crea una condizione di dissonanza che mina le fondamenta emotive necessarie alla piena realizzazione di ogni individuo.
Il successo o il fallimento di un’azienda dipendono in larga misura dall’efficacia con cui i leader assolvono alla fondamentale funzione emotiva.
Ad esempio emozioni come la costante irritazione, l’ansia o il senso di inutilità costituiscono potenti fattori di disturbo a livello professionale poichè “sequestrano l’attenzione” distogliendola dai compiti lavorativi.
L’angoscia non solo compromette la abilità cognitive, ma rende anche le persone meno intelligenti dal punto di vista emotivo. Una persona emotivamente alterata ha difficoltà a riconoscere emozioni altrui: la principale abilità necessaria per l’empatia vien così ridotta e le capacità sociali risultano compromesse.
Pensiamo che effetti deleteri potrebbe avere tutto ciò ad esempio in un contesto sanitario.
Ciò che consente alla leadership di operare a vantaggio di tutti risiedere nelle competenze riconducibili all‘intelligenza emotiva (Daniel Goleman), ossia il modo in cui il leader controlla e amministra se stesso e le proprie relazioni interpersonali. Chi riesce a massimizzare i benefici di una leadership consapevole orienta le emozioni del proprio gruppo di lavoro nella direzione più funzionale.
Diventa quindi fondamentale, per il buon funzionamento dell’azienda, che il leader o chi riveste ruoli di responsabilità possieda o sviluppi efficacemente le proprie abilità emotive.
Davide Boraso
Psicologo – Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR e MindfulnessBCT.